“Il sonno è diventato così profondo che a ogni risveglio mi sembra di riemergere dalla morte. […] E in alcuni momenti mi sfiora persino il pensiero che forse dopotutto sarebbe meglio passare direttamente dal sonno alla morte, trasferirmi direttamente in quel posto che si chiama eternità. Forse ormai sono posseduta dal sonno. È un pensiero che mi fa paura.”

‘Sonno Profondo’ racconta tre esperienze, tutte diverse ma accomunate da un conflittuale rapporto con il sonno, che tende a trascinare con forza i personaggi lontano dalla risoluzione delle situazioni di stallo da cui non riescono più a uscire. Il sonno viene come l’avanzare della marea: opporsi è impossibile, come dice l’autrice, che in quest’opera si prende gioco dell’immaginazione del lettore, lasciandolo in sospeso nel limbo tra il sonno e la veglia, impedendogli di realizzare appieno il flusso reale degli eventi. Quando si comprende cosa sta succedendo davvero tra le pagine del racconto (e in particolare, tra un capitolo e l’altro) è ormai troppo tardi, e solo a quel punto si capisce il vero inganno: ci si sveglia, interrompendo il sogno indotto dalla bellezza delle parole, e si va avanti, un po’ come riescono a fare anche i personaggi.

Un bellissimo libro, che mi ha ricordato molto lo stile del Murakami onirico, e ricco di passaggi pieni di riflessioni profonde: sicuramente il migliore che abbia letto finora di Yoshimoto.