“Ero convinta che la tradizione fosse qualcosa di stantio, ma mi sbagliavo: la vera tradizione era moderna e originale. In quegli istanti vedevo il Giappone come un paese straniero, con lo stesso sguardo dei francesi di cento anni fa, affascinati dal japonisme.”

Non si smette mai di imparare, di comprendere sé stessi e la natura che ci circonda; di comprendere lo stesso senso della vita. Il racconto autobiografico di Morishita Noriko, che a vent’anni, senza sapere nemmeno bene perché lo facesse, comincia ad andare a lezione di tè a casa della maestra Takeda, è una ventata d’aria fresca che arriva direttamente dal Giappone, ricco di tradizioni senza tempo. E così, mentre navighiamo quel mondo particolarissimo, fatto di mille tazze, strumenti decorati e tatami da percorrere con sei passi, inondati dall’odore del carbone acceso, scopriamo qualcosa in più sulla bellezza sull’attimo presente, grazie alla narrazione di Noriko-chan.

Non immaginavo che la cerimonia del tè fosse così sentita e così complessa: nonostante il racconto sia molto tecnico, si riesce a comprendere, pian piano, lo spirito di una tradizione che viene tramandata da secoli, e rende tradizionalmente l’occasione del chajin come un “incontro unico nella vita”. Se si scostano gli occhi dalla tradizione, però, il tè diventa solo un tramite attraverso il quale si raggiunge una pace interiore col proprio io. Mentre racconta del suo percorso durato venticinque anni, Noriko scopre la bellezza della ciclicità delle stagioni, del calmo scrosciare dell’acqua nello tsukubai e degli impetuosi temporali nella stagione delle piogge, dei cinque sensi e dell’essere presenti e concentrati nell’attimo.

Una lettura consigliata per evadere in un mondo tanto lontano quanto semplice e accessibile, permeato da una filosofia che gode dell’attimo e trova piacere nelle cose più semplici, ma che sono le più importanti.