“Abbiamo questa regola: ogni volta che richiedo Norwegian Wood devo mettere cento yen qui dentro, — spiegò Naoko. — Lo faccio per questa canzone, perché è la mia preferita. Piú che una richiesta è una preghiera.”

📖 Molti racconti appartenenti alla narrativa giapponese trattano di storie del tutto ordinarie, semplici e quotidiane, che nascondono però sotto la superficie una profondità del tutto fuori dall’ordinario. Questa dinamica si presenta anche in ‘Norwegian Wood’, che ho letto con grosse aspettative, conoscendo ormai di fama libro e autore. Aspettative che, una volta arrivati alla fine, sono state quasi del tutto soddisfatte. Cos’hanno in comune una ragazza che non riesce a trovare le parole, una insegnante di musica che ha volontariamente abbandonato la propria famiglia, un ragazzo spregiudicato, una vivace ma oscena e un altro ancora che si toglie la vita a 17 anni? Vite distinte ma sovrapposte e collegate l’un l’altra da un singolo elemento: Tōru Watanabe. Attraverso il lungo flashback dei ricordi del protagonista, esse si delineano e si sviluppano, mostrando la loro bellezza e le loro difficoltà, talvolta fatali. Una volta messo da parte lo strato superficiale del racconto — il libro è tecnicamente una storia d’amore — Murakami ci mette di fronte a un complesso ‘sistema di dipendenze’, principalmente emotive, che definiscono il perché di tutte le dinamiche e delle scelte dei protagonisti. Da un lato facciamo i conti con la morte, che non è presentata come l’antitesi della vita, bensì come una parte intrinseca di essa; dall’altra, i drammi dei protagonisti si intrecciano, cambiando i personaggi radicalmente. Solo coloro in grado di resistere al crollo di quella fragile struttura potranno abbracciare completamente la vita e guardare avanti.

🎸 Un romanzo molto introspettivo, che ho apprezzato per la qualità della narrazione, per la profondità del mondo interiore dei personaggi e per avermi fatto riflettere parecchio, a fine lettura: quando un libro non finisce mai, anche dopo che le pagine sono finite, ha lasciato un segno permanente nella memoria. E voi che ne pensate?