“Promettiamoci ora che chi di noi uscirà vivo da questo inferno, scriverà un libro su questa schifezza che ci tocca di vivere. Dovrà essere un pugno nell’occhio dell’intera fetentissima classe militare, tedesca russa o americana che sia, perché tutti si rendano conto di quanto marcio e quanto stupidissimo spreco nascondono questi romantici duelli.”

📖 L’esperienza di Sven Hassel nella seconda guerra mondiale è una delle più particolari che abbia mai avuto l’opportunità di leggere: l’autore, arruolatosi nella Wehrmacht come volontario, decide di disertare e viene condannato ai lavori forzati, per poi essere unito a un battaglione di disciplina, che finirà per combattere nel gelo del fronte orientale. Quello che a mio avviso rende veramente particolare il racconto non è la Storia in sé (che in parte è fedele agli avvenimenti reali, in parte inventata) ma l’alternarsi in maniera così naturale di momenti tragicomici e incredibili, grazie alle avventure dei protagonisti – Joseph Porta su tutti, – con scene di guerra dalla crudeltà inaudita e che raramente vengono raccontate in maniera così vivida. L’animo dei personaggi è la cosa che su tutto mi ha spiazzato: da combattenti spavaldi diventano prima giustizieri e poi l’ombra di sé stessi, quando realizzano che la morte diventa l’unica possibilità. Personaggi come il Vecchio Unno mi hanno ricordato molto il Kat di Remarque, e anche il coraggio di altre figure minori come quella di Ursula non resta affatto inosservato.

Il racconto mette in luce cameratismo e antimilitarismo, mostrando come la guerra demolisce a uno a uno tutti gli elementi che definiscono quel concetto così banale che chiamiamo umanità. Sfacciato, trash e drammatico allo stesso tempo: se non l’avete ancora letto è arrivato il momento di rimediare, perché è una lettura incredibile.