Il Kojiki è la più antica opera della letteratura giapponese. Verosimilmente completato intorno al 712, esso fu richiesto dal sovrano Tenmu a Yasumaro Ono, il nobile di corte: egli fu incaricato di compilare un manoscritto che documentasse la storia del Giappone fino a quel momento. Questo “racconto di antichi eventi” raccoglie storie e leggende di tutta la mitologia giapponese, dalla nascita di tutte le divinità che ancora oggi sono venerate, alla creazione dell’intero arcipelago giapponese. Delle tre sezioni in cui è diviso, le prime due si concentrano rispettivamente sull’Era degli Dei e tutti miti che riguardano la fondazione del Giappone, e sui racconti mitologici, tramandati fino a quel momento per via orale, che enfatizzano il connubio tra le divinità e la famiglia imperiale del tempo.

Rilevanti sono le divinità, in particolare la figura di Amaterasu, la dea del Sole, che viene considerata come diretta antenata della famiglia imperiale giapponese. Anche le altre figure femminili prendono spesso un ruolo da protagonista, donando alla donna giapponese dell’epoca un ruolo dominante. La narrazione si alterna a canti e poesie, che arricchiscono leggende che rischiano di essere coi secoli dimenticate.

Perché questo antico manoscritto è così importante? Col Kojiki per la prima volta si tenta di mettere per iscritto la lingua giapponese. Fino all’ottavo secolo, i caratteri cinesi erano gli unici a disposizione, e in questo contesto gli si assegna una funzione fonetica. L’interpretazione di questo testo fu molto complicata perché, interpretando i caratteri cinesi semanticamente, il significato delle frasi sarebbe stato del tutto diverso.

L’influsso di quest’opera nella cultura moderna resta ancora rilevante: nel Kojiki si inaugura la serie dello shinju, ovvero il doppio suicidio commesso da una coppia di amanti osteggiati dalle convenzioni sociali: lo shinju è tuttora un successo letterario in Giappone. Nonostante non sia una lettura “leggera”, il Kojiki è un documento interessantissimo, che permette di osservare il volto più antico del Giappone con gli occhi di chi l’ha vissuto in maniera diretta.