Se chiudo gli occhi vedo talvolta un paesaggio oscuro con pietre, rocce e montagne all’orlo dell’infinito. Nello sfondo, sulla sponda d’un mare nero, riconosco me stesso, una figurina minuscola che pare disegnata col gesso. Questo è il mio posto d’avanguardia, sull’estremo limite del nulla: sull’orlo di quest’abisso combatto la mia battaglia.

Nel lungo diario che segue ‘Giardini e Strade’, Jünger descrive con cura e attenzione le sue esperienze dal 1941 all’aprile del 1945 tra la Germania e la Francia, dove è impegnato come capitano della Wehrmacht. In questi scritti di immenso valore storico, viene raccontata la realtà con un profondo occhio analitico, che spazia dalla guerra mondiale a intensi scambi culturali con pensatori di spicco dell’epoca. Si viene a far conoscenza con lo scrittore, l’entomologo, l’esteta, il filosofo, il militare ma soprattutto con l’Uomo, afflitto da dolori, preoccupazioni costanti e incertezza sul futuro.

Particolarmente interessante il punto di vista di Jünger sul fronte orientale, raccontato nei diari del Caucaso: la miseria e le condizioni in cui versavano le popolazioni afflitte dalla guerra mette i brividi tutt’oggi: la Storia ce l’ha insegnato. Non mancano le considerazioni sull’operato di Hitler (Knièbolo nel testo), col quale si esplicita un sempre più grande contrasto.

Potentissimi pensieri e aforismi si alternano a frammenti di vita che segnano l’autore per l’eternità: la morte del caro padre, dei suoi amici e poi del figlio Ernstel, caduto a Carrara.

È difficile spiegare a parole la bellezza di queste memorie: è un testo che va apprezzato con calma e attenzione, dalla prima all’ultima riga. Ogni frase è spunto di riflessione, sulla quale ci si può soffermare per ore. Un testo che rispetta quanto detto dal filosofo in alcune delle righe: si separa dall’autore, prendendo posto nell’eternità.