“Non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo. Ciechi che, pur vedendo, non vedono.”

Una imprevista e inaspettata epidemia di cecità colpisce la popolazione, causando una immediata – ma impreparata – risposta da parte delle autorità. I contagiati, in quarantena secondo logiche che adesso potremmo considerare più attuali che mai, perdono, insieme alla vista, tutto ciò che finora li aveva definiti esseri umani. L’istinto di sopravvivenza comincia a prendere il posto della pietà, ed episodi di crudeltà e degrado diventano all’ordine del giorno: solo la razionalità e il coraggio potranno, secondo Saramago, lavare dall’essere umano i danni dell’egoismo e dell’indifferenza, che per molti saranno fatali.

📖 ‘Cecità’ è romanzo distopico che si lascia apprezzare a piccoli bocconi, poco alla volta, fino al punto in cui il messaggio dell’autore si rivela chiaro e preciso, e non si può fare a meno di adorarlo. È un racconto che mette al primo posto il simbolismo e il significato dietro ogni pensiero, parola e azione dei personaggi: dell’ambientazione non ci è dato molto da sapere, né tantomeno è chiaro il periodo esatto in cui la vicenda prende luogo. In particolare, però, non ci è dato nemmeno sapere del nome dei personaggi, che vengono identificati invece dal loro ruolo nella società (“il medico”, “la moglie del medico”, “la ragazza dagli occhiali scuri”). Nonostante ciò, è possibile empatizzare in maniera viscerale con essi attraverso il loro pensiero e le loro scelte. Il loro aspetto fisico non viene nemmeno approfondito più del dovuto, come in un racconto più tradizionale, ma gli unici dettagli che ci sono dati sapere sono quelli riportati dai rimanenti quattro sensi: Saramago rende anche il lettore cieco, lasciando che si orienti nello stesso mare lattiginoso in cui anche i sette protagonisti sono immersi, al fianco della moglie del medico, nostra unica bussola. Nonostante la tecnica narrativa dell’autore – evidente al lettore già al primo dialogo – il racconto non diventa mai pesante, ma potrebbe tenere alla larga il lettore più pigro, perché richiede particolare attenzione.

‘Cecità’ è un racconto che ci contagia di “mal bianco” attraverso le parole, e dal quale ci fa guarire con una consapevolezza diversa di noi stessi, insegnandoci quali sono i veri effetti dell’indifferenza e della brutalità dell’essere umano, quando smette di poter essere chiamato tale.